Monumento ai Caduti

Ultima modifica 31 agosto 2024

Il Monumento ai Caduti

Nel 1917 si costituì a Vodo un Comitato per l’erezione di un monumento a ricordo dei Caduti della guerra all’epoca ancora in corso. Il lavoro fu affidato allo scultore Paolo Zanette che aveva un laboratorio di lavorazione marmi a Trieste e uno a Vittorio Veneto. Fatto appositamente arrivare il marmo da Carrara, negli ultimi giorni di ottobre l’opera ultimata fu caricata sul treno e giunse alla stazione di Calalzo. Si trattava di un obelisco in marmo lavorato, con lo stemma del Cadore in bronzo ed incisa l’iscrizione “Il Comune di Vodo eterna nel marzo il nome del figli suoi che diedero la vita per la difesa della Patria”. Con l’occupazione austriaca seguita alla disfatta di Caporetto dell’obelisco bloccato alla stazione di Calalzo si persero le tracce per qualche mese, finché non arrivarono notizie da fonti austriache. Il 3 ottobre 1918 il sindaco Gregori scriveva all’I.R. Comando Distrettuale di Pieve di Cadore: “Da questo Imperial Regio Comando di Tappa veniamo a conoscenza che alla stazione di Toblac trovasi un monumento ordinato e pagato dal signor Del Favero Giuseppe di qui da erigersi in memoria dei soldati del Comune caduti nell’attuale guerra. Sarei quindi a pregare codesto spettabile Imperial Regio Comando, qualora nulla osti, a voler disporre per la restituzione di detto ricordo marmoreo onde a suo tempo eseguirne l’erezione come era intenzione del donatore. Con piena fiducia di essere esaudito anticipo i più vivi ringraziamenti”.

Tuttavia si dovette attendere la fine della guerra. L’8 dicembre 1918 giunse notizia dal Comando della 55^ Armata che nei pressi della stazione di Niederdorf, in Pusteria, alcuni soldati avevano ritrovato abbandonato l’obelisco. La difficile situazione postbellica ritardò di qualche mese la spedizione di cui si occupò la Brigata Liguria. Nel novembre del 1919 con solenne cerimonia fu consacrato il sito in località Nagola posta fra Peaio e Vodo, dove il monumento sarebbe stato eretto. Lavori di allargamento della strada nazionale, costrinsero a spostare, seppur di poco, la sede e ritardarono di lavori. Nel frattempo la Fonderia artistica Vianello di Venezia aveva fuso nel bronzo l’aquila in base al calco in gesso eseguito da Zanette che aveva preparato anche il modello in cera per il ramo d’ulivo da porre nel becco dell’aquila.

L’assemblaggio dei vari pezzi e la costruzione di gradinata e base del monumento furono affidati al professor Ercole Marchioni fu Ebo, progettista (suoi i disegni di basamento e aquila) e direttore dei lavori. Alla costruzione del monumento collaborarono anche Pietro Talamini (opere da muratore), Giovanni Pampanin (opere da fabbro).

Il 17 settembre 1922 il Monumento fu inaugurato con una sentita e partecipata cerimonia durante la quale don Michele Zangrando, parroco di Sospirolo e pluridecorato cappellano degli Alpini, celebrò una S. Messa all’aperto e benedisse l’opera.

Poco più di due mesi dopo, fu emanata dal Ministero dell’Istruzione la Circolare del 27 dicembre 1922 per cui in ogni Comune fu allestito un viale o un parco della Rimembranza a ricordo dei propri Caduti: l’Amministrazione comunale di Vodo ritenne che il luogo più idoneo fosse l’area attorno al Monumento, nella quale fu allestito il giardino e vennero piantati gli alberi – uno per ogni morto in guerra - come prescritto.

A partire dal 1958 e per alcuni anni consecutivi, su iniziativa della locale sezione dell’Associazione Nazionale Combattenti e Reduci, in occasione della cerimonia del 4 novembre i bambini delle elementari erano invitati a partecipare con un compito a premio. I tre temi migliori venivano letti davanti al Monumento ai Caduti perché “nessun discorso potrebbe essere altrettanto gradito da tutti come il frutto della mente di un bambino”.


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