Guglielmo Talamini
Ultima modifica 20 agosto 2024
Guglielmo Talamini Colotto, pittore (1867-1918)
Guglielmo Talamini Colotto nacque a Vodo di Cadore il 25 dicembre 1867 e morì a Faenza il 28 febbraio 1918. Il padre Cesare, di Antonio e Maddalena Talamini, faceva il calzolaio; nel 1859 sposò Giovanna Zangrando che si trasferì con lui nella grande casa seicentesca del borgo Chianesia, dove il pittore e i fratelli troveranno i natali.
A Vodo, Guglielmo fra il 1873 e il 1878 frequentò la scuola elementare. Dell’istruzione successiva se ne occupò lo zio materno Giacomo Zangrando, che gli sussidiò a partire dal 1881 la frequenza al corso tecnico della scuola pareggiata di Oderzo. Portati a termine gli studi “con esito felicissimo” come afferma in una lettera lo stesso Guglielmo, fu ancora lo zio Giacomo che lo fece assumere in qualità di agente di commercio legnami nella ditta della nobile famiglia Zuliani di Perarolo. Guglielmo, tuttavia, non si sentiva appagato dal lavoro e aveva deciso di coltivare le sue inclinazioni artistiche. Lo fece inizialmente da autodidatta dedicando il tempo non occupato dal suo impiego allo studio dei primi elementi di figura ed ornato. Nel 1887 affrontò e superò gli esami per essere ammesso al terzo anno di corso all’Accademia delle Belle Arti di Venezia. Nell’aprile di quello stesso 1887, però, morto il padre Cesare, il fratello maggiore Antonio, classe 1862, si vide costretto ad emigrare “nelle Americhe” per trovare un lavoro che gli permettesse di sostenere la famiglia ormai sulle sue spalle. Guglielmo, con molti sacrifici suoi e dei familiari, frequentò l’Accademia impegnandosi molto per ottenere quei riconoscimenti e borse di studio che gli permisero di non gravare totalmente sulle spalle di Antonio. Non poteva infatti più contare sull’aiuto dello zio Giacomo che già si stava prendendo cura del fratello minore Silvio Osvaldo, nato nel 1872, anche lui avviato alle scuole tecniche di Oderzo dove si diplomerà con il massimo dei voti nel 1890.
Il quarto anno di corso all’Accademia 1888-1889, Guglielmo si guadagnò con il suo impegno l’unico premio dispensato in quell’anno scolastico dall’istituto: un medaglione d’argento che gli fruttò un contributo di 100 lire da parte della Magnifica Comunità. L’anno successivo riuscì ad ottenere il primo premio in due medaglioni d’argento (uno per la figura e uno per l’ornato) ed ottenne un’altra somma in denaro dalla Magnifica, inoltre le sue opere furono esposte alla Mostra Cadorina del 1890. Gli mancava un solo anno, il sesto, alla conclusione del percorso accademico, quando suo fratello Antonio per ragioni di salute fu costretto a lasciare gli Stati Uniti e rientrare a Vodo.
Guglielmo, deciso ad arrivare al diploma, chiese dunque aiuto al Consiglio comunale di Vodo. Gli venne accordato un prestito di 600 lire da restituire a studi conclusi senza interessi (delibera 21 settembre 1890). In seguito frequentò anche l’Accademia di Monaco, dove si diplomò nel 1897.
Nonostante gli ottimi risultati, i sacrifici e i riconoscimenti ottenuti, i problemi economici continuavano ad angustiarlo. Nel 1898 soggiornò a Firenze per studiare i maestri del Rinascimento, in una lettera spedita dal capoluogo toscano, si dice “ancora povero” e offre al Sindaco di Pieve il dipinto “Cadore 1848”, in alternativa alla vendita è disposto anche solo a prestarlo in occasione delle celebrazioni del 1848, purché il Comitato organizzatore si accolli le spese di spedizione. L’opera in questione, di ragguardevoli dimensioni - due metri di larghezza per tre di altezza - era stata dipinta all’Accademia di Monaco fra il 1894 e il 1896; esposta alla Triennale di Milano nel 1897, nel 1898 si trovava alla Permanente del capoluogo lombardo. Non se ne fece nulla e il dipinto è perduto.
Nel 1903 Guglielmo sposò la nobildonna Angelina Acquaviva di Faenza, da allora si stabilì a Venezia, vivendo però per lunghi periodi fra Asolo e il Cadore, mentre le sue opere comparivano un po’ ovunque in prestigiose esposizioni sia in Italia e che all’estero.
Dopo la morte avvenuta nel 1918, molti dei suoi dipinti per volontà di Angelina furono donati al Museo di Asolo e alla Magnifica Comunità Cadorina.
In memoria del marito, la vedova nei primi anni Venti donò alla chiesa di Vodo la croce dell’altar maggiore e i candelabri in bronzo dorato cui fece incidere sul piedistallo il nome del marito e che fece appositamente fare a Venezia.
Si veda il catalogo della mostra antologica allestita nel 2002 presso le Scuole Elementari di Vodo di Cadore, Guglielmo Talamini 1867-1918, Cortina d’Ampezzo 2002, con le note biografiche a cura di Marta Mazza.