Fontane

Ultima modifica 5 agosto 2024

Approvvigionamento idrico (fontane e lavatoi)

L’approvvigionamento idrico del passato si fondava su una rete di fontane e lavatoi. Le prime servivano per attingere acqua potabile e dovevano essere mantenute pulite a servizio della popolazione: il loro utilizzo per lavare panni era severamente vietato; i lavatoi invece potevano essere alimentati con l’acqua di scarico delle fontane nella prossimità delle quali erano spesso posti.

All’inizio degli anni trenta del Ottocento le usuali vasche di legno delle fontane incominciarono ad essere sostituite da manufatti in pietra. Con contratto 27 novembre 1830 il Comune affidò a Lorenzo Pivirotto l’incarico di costruire tre fontane in pietra di Castellavazzo a sostituzione di altrettante in legno, due poste a Vinigo (“Vinigo di sopra” e “Vinigo di sotto”) e una a Peaio, nella piazza sotto la chiesa. Le nuove fontane avevano delle dimensioni ragguardevoli: alte tutte 90 cm, le due più grandi di Savilla e Peaio misuravano 2,80 metri di lunghezza e 2,40 metri di larghezza, la più piccola era di 2,40 metri di lunghezza per 2 di larghezza. Tutte erano fornite di forchetta in ferro da sei chili per appoggiare i secchi utilizzati per attingere l’acqua. Il capitolato prevedeva anche la costruzione degli acquedotti per la migliore conduzione delle acque ai nuovi manufatti. All’epoca il rifornimento idrico di Peaio, avveniva attingendo dalla “Roggia che attraversa la Regia Strada”, mentre a Savilla veniva convogliata l’acqua proveniente “da più parte”, compresa la sorgente di Sora Crepa. Pochissimo tempo dopo, però, fu costruito l’acquedotto che porterà per molti anni a Vinigo l’acqua che sgorga dalla sorgente di S. Maria, poco lontano dal Ruvinian.

Così viene descritto nel 1884 il sistema di approvvigionamento a servizio delle fontane pubbliche del Comune: l’acqua potabile per Vodo e frazioni veniva attinta da varie sorgenti esistenti lungo il versante sottoposto all’Antelao. Raccolta alla fonte in vasche di legno, era convogliata e custodita lungo il tragitto in caselli in muratura. I tubi dell’acquedotto erano costituiti da tronchi di larice e pino lunghi in media tre metri e mezzo; appositamente perforati lungo il loro asse, che venivano uniti con anelli di ferro e sotterrati – dove possibile - ad una profondità “non minore di mt 0,60”. Lungo i condotti si trovavano alcune vasche di depurazione provviste di portelli chiusi a chiave per eventuali ispezioni. Sul finire del XIX secolo, anche su richiesta delle autorità sanitarie, i tubi di legno furono progressivamente sostituiti da canalette in cotto o tubi in metallo.

All’epoca per l’approvvigionamento della frazione di Vodo, gli acquedotti erano due: quello di Rezzuò e quello di Strabain - da cui dipendevano anche gli acquedotti per il borgo Stradon e per la borgata Gregori. Chiarediego fino alla fine dell’Ottocento utilizzava l’acqua detta di Palada, dove “da tempo immemorabile” (doc. 27 febbraio 1884) erano collocate delle vasche di raccolta in legname. Nel 1884 le fontane pubbliche a Vodo erano cinque, di queste quattro erano in pietra servizio delle borgate Stradon, Rezzuò, Grandi e Chiarediego, e una in legno per la borgata Gregori.

Per quanto riguarda Vinigo, nel 1884 l’acquedotto a servizio della borgata di Savilla e della piazza S. Giovanni (dove la fontana era stata costruita intorno al 1880), attingeva ancora alla sorgente di S. Maria: i tubi di legno portavano l’acqua attraverso il Ruvinian sopra un’armatura pensile in legno, con il rischio di rotture ad ogni piena del Ru. La fontana di Festin era invece alimentata da una sorgente presente in loco a poca distanza dal manufatto.

A Peaio le fontane erano due: una in pietra sotto la chiesa e una a servizio della borgata di sopra che verrà sostituita con una in pietra nel 1902.

All’inizio del Novecento, per risolvere l’annoso problema dell’approvvigionamento per Peaio, si incominciò a valutare la possibilità di estendere a detta frazione l’acquedotto di Vinigo, unendo alla sorgente di S. Maria una fonte posta al Ru di Chiauta, poco lontana dalla prima. Si pose in seguito l’attenziona alla sorgente di Ru Caldo, posta in una valletta sotto le rocce dette Scalette, che poteva fornire un’acqua di migliore qualità (ipotesi già presa in considerazione dall’ing. Pante nel 1899). L’acquedotto di Ru Caldo a servizio di Vinigo-Peaio venne costruito durante la guerra 1915-1918 e fu parzialmente modificato e sistemato negli anni 1934-1946.


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